Quando la Chiesa evangelizza con la liturgia

Si terrà il 19 febbraio a San Pelino, con monsignor Marco Frisina, il primo appuntamento con l’interessante programma formativo su teologia, musica e architettura.

Dalla parrocchia San Michele Arcangelo di San Pelino l’invito a un interessante programma di formazione su liturgia e catechesi. Il corso, aperto ai fedeli dell’intera diocesi, è contestuale all’adeguamento liturgico e al restauro dell’edificio-chiesa di San Pelino. Il parroco, don Antonio Allegritti, nella presentazione del percorso, sottolinea l’importanza di «edificare menti e cuori delle persone, pietre vive della comunità». Il primo appuntamento, che darà il via al cammino formativo, si terrà sabato 19 febbraio e sarà preceduto dalla celebrazione eucaristica delle 17:30, nella chiesa parrocchiale, presieduta da monsignor Marco Frisina, compositore e direttore del coro della diocesi di Roma che a seguire terrà una catechesi sul tema A te cantano gli angeli. La musica e il canto nella liturgia postconciliare. Il secondo incontro sarà sabato 12 marzo, con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Giovanni Massaro alle 17:30 in parrocchia. A seguire la catechesi di padre Marko Ivan Rupnik sj, teologo e artista, che dialogherà con i fedeli sul tema L’iconografia dell’aula liturgica. La liturgia come anticipo dell’esperienza del cielo. Il terzo incontro sul tema La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della liturgia (Evangelii gaudium 24), si terrà il 2 aprile e sarà a cura di padre Giuseppe Midili, docente di liturgia e direttore dell’ufficio liturgico di Roma.
«Insieme ai consigli parrocchiali abbiamo pensato di proporre un percorso di formazione - racconta il parroco don Allegritti -. Non vogliamo che l’adeguamento liturgico venga vissuto come un restyling solo materiale, esclusivamente funzionale o estetico. Vorremmo spiegare, con le catechesi proposte, la teologia che c’è dietro un adeguamento liturgico, che nel nostro caso è progettato dall’architetto Marco Riso. La fede celebrata diventa fede pensata e viceversa: ecco perché cerchiamo di mettere in luce, con queste catechesi, il significato dell’adeguamento che ci attende. San Pietro parla dei cristiani come di pietre vive: con queste catechesi, cerchiamo di edificare la comunità, nel contesto del Covid che ha scosso le nostre strutture e ci richiede nuovi assestamenti pastorali. Nella Bibbia, la città santa di Gerusalemme viene vista scendere dall’alto: la comunità di San Pelino, mentre si impegna in questo percorso di edificazione spirituale intellettuale e materiale, è consapevole che se il Signore non costruisce la casa invano vi faticano i costruttori».

Articolo di Elisabetta Marraccini, da Avvenire del 22 gennaio 2022).


Per celebrare la XXX giornata mondiale del malato l'appuntamento diocesano sarà venerdì 11 febbraio in cattedrale. Dalle ore 10:30 sarà esposta la statua della beata Vergine di Lourdes per la venerazione dei fedeli. Alle 17:30 la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Giovanni Massaro. La giornata diocesana è promossa dalla Pastorale della salute, con il direttore don Enzo Massotti, e dall'Unitalsi di Avezzano con la presidente Maria Teresa Maceroni e l'assistente spirituale don Luigi Incerto.

Un appuntamento, come scrive il papa nel messaggio, per richiamare la necessità che «a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione» siano assicurate «le cure sanitarie di cui hanno bisogno; come pure l’accompagnamento pastorale». E insieme il richiamo a riconoscere nel sofferente una persona, la sua singolarità «con la sua dignità e le sue fragilità». Ruota intorno a questi valori, all’importanza di stare accanto a chi soffre, il messaggio del papa per la XXX giornata mondiale del malato, che come ogni anno sarà celebrata l’11 febbraio, memoria liturgica della beata Vergine di Lourdes. Al centro il tema della vicinanza, della dimensione personale e insieme comunitaria del farsi carico della malattia, espressa sin dal titolo: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità.


Martedì 1° febbraio alle 17:30 nella chiesa cattedrale di Avezzano, vigilia della festa liturgica della Presentazione di Gesù al tempio, si vivrà la celebrazione eucaristica per la 26ª giornata mondiale della vita consacrata. La Messa sarà presieduta dal vescovo Giovanni Massaro e la preghiera, dedicata alle vocazioni, sarà di ringraziamento al Signore per il dono di tanti consacrati e consacrate che, in terre di missione o nella ferialità della vita e nel lavoro quotidiano, vivendo in contesti spesso anche difficili, si prendono cura degli ultimi e dei più fragili e sono testimoni e annunciatori della presenza di Dio nel mondo.
Durante la celebrazione, promossa dal Servizio diocesano per la vita consacrata, guidato da padre Basilio Retegan, le testimonianze delle apostole del Sacro Cuore, che racconteranno il servizio ai più piccoli, nella comunità-alloggio per i bambini con famiglie in gravi difficoltà, e quello alle ragazze sottratte dalla tratta in strada, con l’Oasi Madre Clelia. A seguire la testimonianza della fraternità Mater indigentium del santuario della Madonna dei Bisognosi di Pereto, attiva nell’accompagnare le persone fragili e bisognose, e quella dell’Istituto Don Orione, che opera nella chiesa della Madonna del Suffragio, e nell’assistenza sociosanitaria e spirituale degli anziani nella RSA.


Approfondimento
di padre Basilio Retegan
direttore del Servizio diocesano per la vita consacrata

Insieme ai religiosi e alle religiose:
la giornata della vita consacrata

Il 1° febbraio celebreremo nella chiesa cattedrale di Avezzano la giornata mondiale della vita consacrata con il vescovo Giovanni Massaro. È un momento ecclesiale particolarmente atteso e molto significativo. Anzitutto per rendere insieme grazie a Dio del dono, anche alla nostra Chiesa locale, di tante e belle esperienze e forme di vita consacrata, e di tante vite consegnate al Signore e spese nel servizio della Chiesa. In secondo luogo, per il contesto dell’attuale cammino sinodale, che ci invita fortemente a coinvolgerci tutti – vescovo, presbiteri, diaconi, laici, consacrati, movimenti, associazioni – in un cammino di comunione e di fraternità, di crescita nella nostra identità cristiana, di rafforzamento della nostra appartenenza e partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa.
La giornata della vita consacrata, che ricorre annualmente nel contesto della festa della Presentazione del Signore al tempio (il 2 febbraio) o dell’Incontro, come viene più semplicemente chiamata dalle tradizioni dell’Oriente cristiano, non riguarda infatti solo i religiosi e le religiose, ma l’intera comunità della Chiesa. La vita consacrata, come ha ricordato papa Francesco, «è un dono alla Chiesa, nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa, è tutta orientata alla Chiesa». Essa appartiene a Dio – attraverso l’atto di consacrazione della professione religiosa – e diventa di conseguenza il dono di Dio alla sua Chiesa. Un dono che è davvero prezioso per la vita e la missione della Chiesa stessa e del suo operato nel mondo, in quanto con la sua forte valenza e tensione carismatica, profetica ed escatologica, non solo permette di affermare, di rendere cioè visibile e percepibile nell’oggi della storia, il primato dello Spirito e l’amore di Dio per la Chiesa e per tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, ma diventa anche – sul versante della fecondità spirituale – un autentico fermento trasfigurante e una reale forza attrattiva e divinizzante; infatti, la bellezza spirituale delle fraternità e delle sororità in mezzo al popolo in cammino, come anche le altre esperienze singolari di servizio spirituale o le forme eremitiche e monastiche di vita religiosa e contemplativa, edificano e trasformano interiormente tutta la Chiesa, rendendola una casa e una scuola di vera comunione e di fraternità, a immagine e somiglianza della comunità divina della santissima Trinità.
È esattamente in questa prospettiva, comunionale e sinodale insieme, che si è pensato opportuno, all’interno della celebrazione dell’Eucaristia – «fonte e culmine» della vita di fede della Chiesa –, e più propriamente durante il lucernario tipico della festa della Presentazione del Signore, di vivere insieme con più concretezza e attualizzazione, attraverso la presenza e la testimonianza dei consacrati e delle consacrate della diocesi dei Marsi, uno specifico momento di vero incontro o di illuminazione, nella dimensione mistica o di alta spiritualità, che è insieme conoscenza e amore e rinnovata fecondità spirituale; è «luce da luce» a partire da Dio che incontra l’uomo in Cristo Gesù nostro Signore, il divino Dono che si (ri-)dona ancora per la salvezza di tutta l’umanità. L’esperienza religiosa ci permetterà senz’altro, almeno per un attimo di intimità spirituale, in piena empatia con chi compirà l’atto di rinnovazione della sua consacrazione religiosa, di possedere maggiore conoscenza di mistica ecclesiale e anche di avere un amoroso apprezzamento per le ricchezze della vita consacrata donata alla nostra Chiesa. Il tutto per riconoscere ancora una volta e per accogliere in maniera più profondamente rinnovata, nei nostri cuori e nel cuore stesso della Chiesa, Cristo come vera «luce che illumina», anche oggi, ogni uomo e ogni donna che cammina insieme a noi nella storia.
Al centro di questa luce illuminante ci saranno perciò le testimonianze di vita religiosa impegnata e spesa nell’amore. Due testimonianze delle apostole del Sacro Cuore, a partire dal carisma del proprio istituto religioso, che si rinnova sempre nell’apertura alle nuove sfide, come quella del servizio ai più piccoli, con la comunità alloggio per i bambini provenienti da famiglie in gravi difficoltà psicosociali, o quella dell’assistenza e l’ospitalità alle ragazze sottratte dalla tratta in strada, con la comunità religiosa del centro famiglia Oasi Madre Clelia. La testimonianza, poi, di una nuova forma di vita consacrata: la fraternità Mater indigentium, presso il santuario della Madonna dei Bisognosi di Pereto, riconosciuta recentemente come comunità religiosa di diritto diocesano; è attiva in modo speciale nell’accompagnare ogni persona, anche la più fragile e bisognosa, nella conoscenza e nell’accoglienza dell’amore di Dio, la vera fonte di salute integrale e di guarigione profonda da ogni forma di affettività malata, dall’individualismo e dall’egoismo, per poter crescere nell’autostima e nelle relazioni. Infine un’altra breve testimonianza da parte dell’Istituto Don Orione, così ben radicato nelle opere di carità e di servizio pastorale, presso la chiesa della Madonna del Suffragio, ma soprattutto nella pastorale e nell’assistenza sociosanitaria e spirituale degli anziani della RSA, così duramente provata soprattutto in questo tempo di prolungata pandemia. Molte e svariate sono infatti le forme nelle quali la luce di Dio si può riflettere oggi attraverso le opere delle consacrate e dei consacrati, impegnati costantemente a portare e trasmettere l’amore di Dio fino a raggiungere le periferie più estreme, soprattutto esistenziali, dell’umanità.

Domenica 30 gennaio ci ritroveremo alle ore 15:00, come comunità diocesana, presso la chiesa cattedrale per vivere la festa della pace, un pomeriggio di preghiera e testimonianze.


Dall'articolo di Elisabetta Marraccini su Avvenire del 22 gennaio 2022

Artigiani di pace, questo lo slogan della tradizionale festa della pace che si terrà nel pomeriggio di domenica 30 gennaio nella chiesa cattedrale di Avezzano, insieme al vescovo Giovanni Massaro. Il tema della giornata riprende quello del messaggio di papa Francesco per la 55ª giornata mondiale della pace, «Educazione, lavoro, dialogo tra le generazioni: strumenti per edificare una pace duratura». Sarà un pomeriggio di preghiera e testimonianze, promosso dalla Tavola della pace della Marsica, alla quale partecipano l’Agesci, la Caritas, la Migrantes, la Pastorale giovanile, il Centro missionario, la Pastorale sociale e del lavoro, l’Associazione Rindertimi, la Pastorale familiare e l’Azione cattolica.
Nemmeno quest’anno, causa normative anti-covid, sarà possibile marciare, come da tradizione ormai, per le strade della città, ma l’appuntamento che annualmente sigilla l’impegno per la pace non poteva essere disatteso. «Un impegno, quello per la pace, che le associazioni e le realtà diocesane portano avanti da oltre venticinque anni - racconta Gino Milano, presidente della Rindertimi - la Tavola della pace è una tessitura di esperienze interdipendenti, corresponsabili, rispettose della vivacità delle presenze che la compongono e delle diversità di cui ciascuna di esse è portatrice, accomunate tutte dall’unico anelito al valore più alto dell’umanità: la pace. Ci si riunisce per accogliere, approfondire ed estendere i temi della pace proposti ogni volta , costruendo nel mese di gennaio un programma di eventi, testimonianze e prospettive che, nel corso dell’anno, tornano più volte a valorizzare idee e progetti tra tutti i partecipanti».

Iscriviti alla newsletter