Omelia di S.E. Mons. Giovanni Massaro
dalla chiesa cattedrale
festa della Madonna di Pietraquaria

Un cordiale saluto al Sindaco di Avezzano, alle autorità civili e militari, ai sacerdoti, diaconi e a voi carissimi fedeli della Chiesa di Avezzano e della Marsica tutta.
Oggi la nostra città si raccoglie attorno alla sua Madre e Patrona, la Madonna di Pietraquaria, in una festa che unisce la memoria, la fede e il futuro. Ed è provvidenziale che quest'anno la nostra festa patronale cada proprio nella domenica della Divina Misericordia, istituita da san Giovanni Paolo II per tutta la Chiesa. Due cuori si uniscono oggi: il cuore misericordioso di Cristo risorto e il cuore materno di Maria, che da secoli veglia sul nostro popolo.
La pagina evangelica ci presenta due apparizioni di Cristo risorto ai discepoli. Entrambe avvengono «il primo giorno della settimana», cioè la domenica. La domenica è il giorno della risurrezione del Signore, ma è anche il giorno in cui la comunità dei credenti si riunisce per sperimentare la presenza del Signore in mezzo a noi. Quanto è importante la Celebrazione Eucaristica domenicale. È nella Messa domenicale che facciamo esperienza di Cristo risorto presente in mezzo a noi. Ogni domenica per noi cristiani è Pasqua. Non è pertanto possibile fare a meno della santa Messa. Non è un optional per noi credenti. Pensate, i martiri di Abitene nel primo secolo, posti dinanzi alla scelta di celebrare l'eucaristia andando incontro al martirio o di vedere salva la propria vita rinunciando ad essa, non esitarono a scegliere il martirio, dicendo che senza domenica noi non possiamo vivere. Cadendo questa festa di domenica, sembra che la Madonna voglia richiamarci, in primo luogo, a vivere la domenica come giorno del Signore, dell'incontro con lui.
Ebbene, il primo giorno della settimana i discepoli erano riuniti nel cenacolo segnati dalla paura. Temevano di fare la stessa fine di Gesù, ma soprattutto facevano fatica a credere nella risurrezione. Quanto è difficile lasciare la tomba delle nostre paure. Ma è pur vero che i discepoli fanno la scelta più giusta quale è quella di rimanere uniti. È importante nel dolore restare uniti. In ogni comunità civile, parrocchiale o familiare non mancano le sofferenze, i problemi, le paure. Ma quando si rimane uniti diventa più facile affrontare qualsiasi situazione. Quando invece subentra la divisione, le difficoltà diventano insuperabili.
I discepoli superano però ogni tristezza solo nel momento in cui appare Gesù che non li rimprovera di averlo abbandonato nel momento della passione bensì mostra loro le mani e il fianco che sono i segni della sua passione e della sua misericordia senza limiti. «E i discepoli gioirono a vedere il Signore». È l'incontro con la misericordia di Cristo ad allontanare definitivamente ogni paura e tristezza e a far rifiorire la speranza. Il giubileo che stiamo vivendo è finalizzato, secondo le intenzioni del compianto e tanto amato papa Francesco, a rianimare la speranza. Ma questo è possibile solo a partire dall'incontro con Cristo vivo in mezzo a noi.
Maria è la Madre della misericordia perché è colei che ci mostra il volto tenero e misericordioso di Cristo. A Pietraquaria, su quel colle silenzioso che guarda la piana del Fucino, la Vergine ha scelto di manifestare la sua presenza nei momenti più difficili della nostra storia: dalla carestia alla peste, dalla guerra al terremoto. Ogni volta che la nostra terra ha tremato, il popolo si è rivolto a lei, e lei non ha mai fatto mancare il suo sguardo. Questo sguardo è misericordia concreta: è attenzione, è cura, è protezione.
Maria ci insegna che la misericordia non è un'idea, ma è uno stile di vita, un modo di essere cristiani. Ecco perché oggi, davanti a lei, siamo chiamati non solo a ricevere misericordia, ma anche a diventare testimoni di misericordia nel cuore della nostra città.
In questa festa che unisce il cielo alla terra, permettetemi di rivolgermi con affetto a tutta la nostra amata comunità civile. La Madonna di Pietraquaria non è solo la patrona di una Chiesa, ma è Madre di un popolo, di una città, di una terra.
La sua presenza ci ricorda che ogni cittadino è chiamato a essere costruttore di fraternità e di speranza. Oggi, davanti a lei, sentiamo che ci sono impegni che scaturiscono dalla fede, ma che si traducono in scelte civili:

  • l'impegno per la giustizia sociale, affinché nessuno sia dimenticato, soprattutto i poveri, gli anziani, i giovani senza lavoro;
  • l'impegno per la cura del bene comune, che significa amare la città, rispettare la legalità, difendere il creato che ci è stato affidato;
  • l'impegno per la pace sociale, per superare le divisioni, le polemiche sterili, e riscoprire la bellezza del dialogo e della collaborazione.

Qualche giorno fa, con il segretario della Conferenza episcopale italiana e altri nove vescovi, provenienti da diocesi di tutta l'Italia, ho incontrato il presidente Mattarella per discutere delle aree interne. Noi vescovi abbiamo detto che esse costituiscono una risorsa per il patrimonio che custodiscono dal punto di vista ambientale, artistico e religioso, ma non possiamo nascondere i problemi che le caratterizzano: spopolamento, assenza di servizi, primo fra tutti quello di una efficace assistenza sanitaria, mancanza di lavoro, una viabilità molto carente. È stato sottolineato che a noi pastori le aree interne stanno particolarmente a cuore ma il problema è soprattutto politico, in quanto sembra che le aree interne non interessino a nessuno, perché non costituiscono un rilevante bacino di voti, e la distribuzione delle risorse pubbliche non può avvenire secondo la logica dei numeri, perché inevitabilmente le aree interne verrebbero sempre penalizzate.
Ho avuto modo di raccontare il bel cammino che da qualche anno stiamo facendo in diocesi, favorendo un lavoro sinergico tra comunità civile e comunità ecclesiale, e poi tra gli stessi amministratori della Marsica aiutandoli a superare la logica del tifo da stadio e di un rigido campanilismo. Solo così lavorando insieme e per il bene di tutti è possibile costruire la speranza nonché un futuro migliore per il nostro territorio e per i nostri cittadini. La città di Avezzano è chiamata a favorire un lavoro sinergico tra i comuni della Marsica, ad unire e mai a dividere.
E Maria ci insegna a guardare avanti e a guardare lontano, a non cedere al pessimismo, ma a tenere viva quella speranza che nasce dalla fede e si traduce in azioni concrete per il bene di tutti.
Cari amici, oggi non siamo venuti solo a onorare la Madonna, ma a impegnarci con lei. Che questa festa patronale non sia solo una tradizione che si ripete, ma diventi una chiamata a rinnovare il nostro essere cristiani e cittadini. La città di Avezzano è chiamata a favorire un lavoro sinergico tra i comuni della Marsica, ad unire e mai a dividere.
Affidiamo a Maria il cammino della nostra Chiesa e della nostra città: le famiglie, i bambini, i giovani, gli ammalati, i lavoratori, chi è scoraggiato e chi cerca un senso. Maria di Pietraquaria ci accompagni con la sua dolcezza e ci insegni a vivere di quella misericordia che cambia i cuori e trasforma le città.
Che Avezzano sia una città chiamata a sperare, sempre tenace, che è la caratteristica principale di ogni marsicano e sia la città della misericordia, una città dal cuore aperto, una città in cui nessuno si senta escluso.
È stata portato in processione in questo anno giubilare il quadro della Madonna di Pietraquaria. Come ben sapete, questo quadro è stato portato in processione per la prima volta nel 1779, un anno segnato dalla siccità. I fedeli vollero portarlo in processione per invocare il dono della pioggia. La Madonna ascoltò le preghiere dei suoi figli e in poco tempo il cielo si coprì di nubi e una pioggia abbondante irrigò i campi del Fucino. Chiediamo alla Madonna che faccia piovere sulla nostra città di Avezzano e sull'intera Marsica una pioggia di misericordia che irrighi i cuori di tutti spesso aridi di amore verso Dio e i fratelli.
Amen.